Periodo liturgico: Tempo natalizio

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Marianne Preindelsberger Stokes, Madonna col Bambino
Vangelo di riferimento: Luca 2,16-21

Custodire e meditare 

Marianne Preindelsberger Stokes ha dipinto la «Madonna col Bambino» rifacendosi a un capolavoro di Raffaello «La Madonna del velo o di Loreto» che ebbe molta fortuna a partire dai primi anni del ‘500. Nella tavola, visibile alla Wolverhampton Art Gallery (Wolverhampton), realizzata (1907-1908) a tempera con la firma a monogramma (MS) sulla destra, la pittrice austriaca presenta una delle forme più amate dall’arte cristiana e che i cattolici italiani riassumono nelle invocazioni alla «Madonna» (dal latino «mea domina», mia signora): Maria di Nazareth, la Madre che tiene in braccio il suo Bambino.  

La festa odierna di «Maria, Madre di Dio», fu istituita nel 1931 da Pio XI, nel ricordo del XV centenario del concilio di Efeso quando (11.10.431) i Padri conciliari acclamarono Maria «Theotokos», cioè genitrice di Dio: in Gesù Cristo, vero uomo e vero Dio (come stabilito dal Concilio di Nicea nel 325), la natura umana e quella divina sono inseparabili e perciò Maria è la Madre di Dio. Per volontà di Paolo VI nel 1968 al 1° gennaio fu associata la Giornata Mondiale della Pace per implorare da Dio il dono supremo della pace. 

Nel testo evangelico (Luca 2,16-21) proclamato nell’ottavo giorno dopo il Natale di Gesù, in cui si ricorda il rito della circoncisione e dell’imposizione del nome al Bambino, di fronte a tutti quelli che «si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore». 

La Stokes raffigura in modo realistico la Madre di Dio, intensamente sorpresa e profondamente preoccupata del futuro del suo Bambino, come evidenzia il suo volto avvolto da un vistoso lino, bianco ad esprimere purezza. Maria, vestita da un abito appariscente e maestoso, di colore rosso che allude al sangue e blu al mistero, è colta nell’attimo in cui, sollevando con delicatezza e tenerezza il velo trasparente che ricopre il Figlio, dona ad ogni spettatore di poterlo ammirare. Madre e Figlio rivolgono lo sguardo a chi li contempla invitando a condividere e a prendere parte attiva alla storia della salvezza appena iniziata con la Nascita di Gesù. Secondo un’antica tradizione, il velo accenna al sudario, il panno che coprì il corpo del Cristo morto. Sullo sfondo blu, gli arbusti spinosi si riferiscono alla passione che attende il Bambino e il fiore del finocchio selvatico, simbolo di vigore, richiama anche il tradimento.  

Ci auguriamo un anno buono con le parole di Benedetto XVI: «Siamo invitati a guardare al futuro con quella speranza che è la parola finale del Te Deum: “In te, Domine, speravi: non confundar in æternum!” (Signore, Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno). A donarci Cristo, nostra Speranza, è la Madre di Dio, Maria santissima». 

don Tarcisio Tironi 

direttore M.A.C.S.